Ci sono fantasmi che si aggirano nella stanza di ogni bambino, intrusi provenienti dal passato non pensato dei genitori. Come Selma Fraiberg ci ha ben raccontato, di solito i legami d’amore proteggono il bambino e i genitori da questi ostili visitatori, ma nella famiglia del romanzo questo non accade. I fantasmi si aggirano liberamente tra le mura di casa, dove l’infelicità è qualcosa di visibile, è un luogo fisico, una stanza buia che nonna Adelina ha affidato in dote alla figlia. Così, seguendo quei silenziosi mandati generazionali che spesso troviamo nelle storie dei nostri pazienti, Annetta si accomoda nella stanza dell’infelicità creandosi il suo posto speciale, e, senza protestare, la rende, via via, sempre più piccola, essenziale. Una minima infelicità, che costringe il crescere.
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