Il Pozzo di San Patrizio - Interviste
Consigli cinematografici dalla stanza d’analisi
Il cinema, un certo cinema perlomeno, quello suggestivo e capace di lavorare con l’inconscio, è “una sorta di pozzo di San Patrizio di spunti rappresentazioni, [dal quale] l’analisi può trarre immagini da evocare in seduta, in quel sottile intreccio messo in moto dal racconto del paziente, tra immagini prodotte dal suo racconto e immagini che egli lascia emergere dal preconscio e traduce in parole disintossicanti per la psiche del paziente” (Golinelli, P., “Per una lettura psicoanalitica dei film”, Riv. di Psicoan., 2004, a.50/2, p.449-460).
L’idea di questa rubrica nasce proprio da qui, dal pensiero che i film possano ampliare il bagaglio rappresentazionale dell’analista, pensando le scene come voci di un vocabolario visivo ed emotivo che va coltivato e rimpinguato. A volte esperiti come rêverie mute, a volte esplicitati nel dialogo col paziente, i film capaci di lasciare qualcosa, di essere pensati e rielaborati a distanza di tempo, sono per l’analista un nutriente che allarga il campo di gioco del percorso terapeutico.
Abbiamo pensato allora di fare alcune domande ad analisti con la passione per il cinema, proprio per stimolare la curiosità e la ricerca cinematografica. L’intenzione è che chi voglia seguirne gli spunti, accompagnati da brevi commenti, possa costruirsi la propria personale “watchlist” o magari riguardare film già noti da un vertice differente, anche per orientarsi nella sconfinata proposta delle piattaforme di streaming.
I titoli dei film suggeriti saranno accompagnati dall’indicazione dell’anno, del regista e dalla sua reperibilità o meno in streaming al momento della pubblicazione dell’intervista, dato che i cataloghi variano continuamente. Inoltre, dove possibile, ci sarà un riferimento a un articolo di approfondimento o recensione a carattere psicoanalitico.
Buona lettura e buone visioni,
Filippo Barosi